Nella precedente generazione di X2 la superficie del mouse era priva di trattamenti specifici ma comunque ben rifinita grazie ad una leggera texture ottenuta direttamente dal processo di stampa delle scocche. A noi era piaciuta molto poiché non tratteneva impronte o sporco ed era facile da pulire, sebbene si fosse poi lievemente consumata divenendo lucida nei punti di maggiore attrito. Su X2V2 Pulsar ha invece adottato lo stesso trattamento scelto per l’ultima versione di X2 realizzata, la “Premium Black”. La superficie risulta quindi morbida e leggermente gommata, perfetta per utenti con molta sudorazione delle mani ma garantisce un buon grip anche a chi le ha invece più asciutte. X2V2 perde le linee verticali incise sui lati della sezione superiore della scocca, scelta di design a nostro avviso vincente sia in termini di resa estetica che in termini pratici poiché in quelle zone poteva annidarsi lo sporco allungando le operazioni di pulizia periodica.
È però nella parte interna che la scocca superiore ha subito le modifiche più evidenti, come la riprogettazione delle clip di chiusura delle due parti, l’aggiunta di strutture di supporto e di irrigidimento, così come un nuovo disegno delle traforature utilizzate sotto i tasti principali per il contenimento del peso. Tra le modifiche più importanti troviamo anche una nuova PCB dedicata ai tasti laterali ed al LED sul fianco sinistro che si estende fino a raggiungere il fianco opposto e saldamente ancorata alla struttura mediante l’uso di quattro viti. Si tratta quindi di un componente chiave per la solidità dei fianchi del mouse che agisce prevenendo ogni genere di flessione sui lati e che risolve l’allentamento delle scocche laterali che aveva colpito alcuni esemplari della precedente generazione dopo lunghi ed intensi periodi d’uso.
La struttura interna della base è stata modificata per migliorare i punti di giunzione con la scocca superiore ed ospitare la batteria in un alloggio posto nella parte posteriore. Entrambe le varianti dimensionali di X2V2 e X2H utilizzano una nuova board principale, ridotta nelle dimensioni ma con una maggiore densità di componenti. Tra queste spiccano diverse novità, come il nuovo encoder rotativo “Pulsar Blue”, la circuiteria necessaria all’implementazione degli switch ottici Raesha per i tasti principali e la nuova MCU Nordic 52833, grazie alla quale il mouse può sfruttare un Polling Rate fino a 4000Hz con dongle dedicato.
Se esternamente i tasti principali risultano del tutto simili a quelli della precedente generazione, nella parte interna sono state anche qui apportate diverse modifiche con l’obiettivo di renderli più robusti, precisi e silenziosi. Un piccolo cuscinetto in silicone (nella prima foto cerchiato in rosso) è stato aggiunto nella parte frontale della scocca per attutire il fondo corsa ed evitare l’effetto “grinding” causato dal contatto plastica-plastica tra la parte inferiore dei tasti e quella superiore della scocca. La struttura di ancoraggio dei tasti principali alla scocca è stata invece ampliata nelle dimensioni e resa più robusta, mentre le tolleranze minime del nuovo sistema di guida dei tasti ne bloccano l’oscillazione orizzontale nella parte anteriore.
Proprio quest’ultimo sistema implementava nei primi batch produttivi anche un piccolo cuscinetto in gomma (2x2x0.3 millimetri, nella foto cerchiato in rosso), scelto probabilmente con l’idea di limitare anche la minima oscillazione orizzontale ed attutire il ritorno del tasto sul sistema di guida. La superficie appiccicosa del cuscinetto comprometteva però il movimento verticale iniziale dei tasti principali causando una sorta di “scalino” prima del vero e proprio click sul microswitch interno, generando un pre-travel anomalo ed una inconsistenza di attuazione del click. Tale problema era più marcato tanto quanto più alta fosse l’umidità nell’ambiente d’uso. Sebbene Pulsar ritenesse che il difetto potesse risolversi autonomamente con il semplice uso del prodotto, ha comunque offerto ritiro ed intervento di rimozione dei cuscinetti gratuitamente tramite la propria assistenza a tutti i suoi clienti. A partire dai batch produttivi successivi delle edizioni in colorazione Bianca e Nera, e sulle nuove edizioni speciali, tale tipologia di cuscinetto non è stata più impiegata.
I tasti principali sono sono bassi e protetti sui lati esterni dai fianchi alti e prominenti della scocca principale, ciò permette di avere molto spazio per il posizionamento dell’anulare e del mignolo sul fianco destro senza che possano interferire con il click del tasto destro. La parte superiore dei tasti mantiene le profonde scanalature ergonomiche centrali per il posizionamento delle dita, soluzione ideale per la massima comodità d’uso. La pressione è omogenea su tutta la superficie dei tasti dove si riscontra un pre-travel quasi impercettibile ed un post-travel molto contenuto.
I tasti principali utilizzano i microswitch ottici Raesha, gli stessi equipaggiati su alcuni mouse Razer e prodotti dalla stessa azienda che distribuisce gli switch ottici LK, utilizzati invece da Cooler Master. L’aspettativa di vita è di 90 milioni di click, mentre la forza di attivazione dichiarata è di 60gf, valore che nei nostri test con il misuratore di tensione è risultato quello medio. Il click è reattivo e preciso ma con una forza di ritorno forse un pò bassa. Il suono è invece la cosa che ci è piaciuta meno, risulta elevato e dall’effetto “cavo”, ricordando quello di microswitch di fattura inferiore.
Microswitch ottici, come funzionano?
Cercando di semplificare quanto più possibile, potremmo dire che a differenza dei più comuni microswitch “meccanici”, i quali utilizzano il contatto fisico tra lamine di materiale conduttore per “chiudere” un circuito elettrico, quelli cosiddetti “ottici” sfruttano la luce ad infrarossi emessa da un “polo emettitore” verso un “polo ricevitore” fotosensibile. Tramite un otturatore azionato alla pressione del perno dello switch si ostruisce o libera la luce verso il polo ricevitore. Questo cambio di stato viene rilevato ed interpretato dal firmware che invia l’input al PC e quindi al sistema operativo.
Esistono principalmente due tipologie di microswitch ottici utilizzati nei mouse: quelli che integrano l’intero sistema (emettitore, ricevitore ed otturatore) all’interno dello switch stesso, come ad esempio gli Omron D2FP-FN2, e quelli che implementano soltanto il meccanismo di azione dell’otturatore, come i Raesha o i TTC. In questo caso emettitore e ricevitore sono separati dalla scocca del microswitch e generalmente saldati sulla PCB in prossimità del suo alloggiamento. Di ognuna di queste tipologie esistono poi diverse sotto-varianti sviluppate in maniera specifica da ogni produttore, come nel caso dei Raesha ed i TCC.
Sebbene perfezionati nel corso degli anni e tutt’oggi molto diffusi anche nel mondo degli eSports, gli switch meccanici possono soffrire di “doppi click” causati dal rimbalzo delle lamine metalliche che compongono il meccanismo interno. Ciò rende necessario l’utilizzo di quello che in gergo tecnico viene chiamato “Debounce Time”: un intervallo di tempo dopo la registrazione del primo input entro il quale il firmware non ne registra di ulteriori. Le lamine metalliche possono così “resettarsi” e scaricare le vibrazioni causate dal precedente click, riducendo sensibilmente la registrazione di multipli input con un solo click. Nei microswitch ottici la luce infrarossa garantisce un segnale estremamente preciso, stabile e veloce nel determinare l’input, permettendo il completo azzeramento del Debounce Time senza il rischio di generare doppi click. La latenza totale è quindi influenzata soltanto dalla velocità dell’attuazione meccanica dell’otturatore, un meccanismo tra l’altro più semplice e meno affetto all’usura rispetto alla controparte. Grazie alle loro proprietà, i microswitch ottici riescono quindi ad essere fino all’80% più veloci ed decisamente più accurati di quelli meccanici.
I tasti laterali sono collocati a ridosso del bordo superiore e lasciano lo spazio adatto a posizionare comodamente il pollice sul fianco sinistro proprio sotto di essi. La forma stondata e le dimensioni leggermente allungate rispetto alla precedente generazione li rendono comodi e facili da raggiungere. Il click, preciso e reattivo, è gestito con gli stessi microswitch Huano corpo nero/pin bianco con connettori a 90° (5M, ~79gf) utilizzati nell’X2, anche se in questa nuova implementazione l’azionamento risulta più solido. La robustezza dei tasti ne mitiga infine anche pre-travel e post-travel, con valori ridotti e comunque funzionali alla spammabilità se mai fosse necessaria.
Anche in questa nuova edizione troviamo un LED RGB sul fianco sinistro utile ad indentificare la soglia DPI in uso (personalizzabile tramite il software) e lo stato di carica della batteria: lampeggiante rosso ad indicare batteria scarica (e conseguente attivazione della modalità risparmio energia), rosso fisso per indicare lo stato di ricarica in corso.
La rotella utilizza la medesima gomma con effetto zigrinatura della precedente generazione e sporge tra i tasti principali di circa di 3.5 millimetri. Il posizionamento è perfetto, facile da raggiungere sia con l’indice che con il dito medio. Le modifiche più importanti si celano ancora una volta sotto la scocca: Pulsar ha infatti realizzato un sistema di click indiretto del tasto della rotella per ottenere una pressione costante e precisa, anche durante la rotazione. Il meccanismo è poi direttamente congiunto all’asse della ruota mediante un piccolo cuscinetto a sfera, in grado di assicurare massima scorrevolezza e silenziosità di rotazione. Il click è gestito con un microswitch Huano Corpo nero/pin blu (10M, ~79gf) che prende il posto del Huano corpo nero/pin giallo (8M, ~75gf) della precedente generazione. Con la presentazione di X2V2 ed X2H, Pulsar ha inoltre introdotto il suo nuovo Blue Encoder. Realizzato in collaborazione con F-Switch, offre una rotazione media ed una tattilità degli scatti medio-bassa, mentre la longevità è garantita dalla struttura antipolvere di colore blu che ne protegge le componenti interne. L’encoder è di tipo meccanico con altezza di 10 millimetri su entrambe le varianti dimensionali del mouse.
La base di contatto è restata sostanzialmente uguale, l’unica variazione riguarda l’inversione di posizione del tasto di accensione/spegnimento della modalità wireless e quello dedicato al ciclo delle soglie DPI personalizzabili tramite software. Dagli ormai iconici intagli a forma di “X” è ancora possibile ammirare la parte posteriore della PCB principale, verniciata nello stesso colore del mouse ed ampiamente decorata con serigrafie a contrasto. Entrambe le varianti dimensionali utilizzano gli stessi tre piedini in PTFE dello spessore di 0.6 millimetri della precedente generazione. Scelta che ci sembra la più logica, non solo perchè abbiamo ritrovato la stessa ottima qualità, ma perché si è avuta da subito un’ampia scelta di prodotti sostitutivi già commercializzati e testati su X2 Wireless, come ad esempio i piedini in vetro alluminosilicato Pulsar Superglide, anche questi arrivati alla seconda generazione.
Il sensore ottico PixArt PAW-3395 è posizionato qualche millimetro verso il lato anteriore rispetto al centro verticale esatto della base. Si conferma il sensore ottico al momento più utilizzato sui prodotti di fascia alta grazie alle sue caratteristiche tecniche di ultima generazione: risoluzione massima di 26.000 CPI con un’accuratezza del 99.6%, velocità di tracciamento di 650 IPS ed accelerazione massima di 50g. La tecnologia Motion Sync, supportata in maniera nativa dal sensore, si unisce alla frequenza di Polling Rate massima di 4000Hz per un’accuratezza e consistenza di tracking di livello eSport.