I microswitch sono da sempre componenti fondamentali per i mouse da gaming in quanto responsabili di trasformare l’azione fisica del dito del videogiocatore sul mouse in un segnale digitale che viaggia fino allo schermo del PC. I microswitch hanno visto una netta evoluzione negli ultimi anni, portata avanti da un ristretto gruppo di aziende produttrici specializzate nel settore e che oggi si contendono il mercato offrendo oltre cinquanta differenti tipologie di microswitch meccanici. Un pò come gli switch meccanici delle tastiere, anche i microswitch si distinguono tra loro per la qualità delle componenti interne, la forza richiesta per l’attuazione meccanica, la tattilità e la rumorosità del click. Negli ultimi anni sono emersi i microswitch ottici, che a differenza dei più comuni “meccanici” i quali utilizzano il contatto fisico tra lamine di materiale conduttore per chiudere o aprire un circuito elettrico, sfruttano la luce ad infrarossi emessa da un “polo emettitore” verso un “polo ricevitore” fotosensibile. Tramite un otturatore azionato alla pressione del perno dello switch si ostruisce o libera la luce verso il polo ricevitore. Questo cambio di stato viene rilevato ed interpretato dal firmware che invia l’input al PC e quindi al sistema operativo.
Esistono principalmente due tipologie di microswitch ottici utilizzati nei mouse: quelli che integrano l’intero sistema (emettitore, ricevitore ed otturatore) all’interno dello switch stesso, come ad esempio gli Omron D2FP-FN2, e quelli che implementano soltanto il meccanismo di azione dell’otturatore, come i Raesha o i TTC. In questo caso emettitore e ricevitore sono separati dalla scocca del microswitch e generalmente saldati sulla PCB in prossimità del suo alloggiamento. Di ognuna di queste tipologie esistono poi diverse sotto-varianti sviluppate in maniera specifica da ogni produttore, come nel caso dei Raesha ed i TCC.
Sebbene perfezionati nel corso degli anni e tutt’oggi molto diffusi anche nel mondo degli eSports, gli switch meccanici possono soffrire di “doppi click” causati dal rimbalzo delle lamine metalliche che compongono il meccanismo interno. Ciò rende necessario l’utilizzo di quello che in gergo tecnico viene chiamato “Debounce Time”: un intervallo di tempo dopo la registrazione del primo input entro il quale il firmware non ne registra di ulteriori. Le lamine metalliche possono così “resettarsi” e scaricare le vibrazioni causate dal precedente click, riducendo sensibilmente la registrazione di multipli input con un solo click. Nei microswitch ottici la luce infrarossa garantisce un segnale estremamente preciso, stabile e veloce nel determinare l’input, permettendo il completo azzeramento del Debounce Time senza il rischio di generare doppi click. La latenza totale è quindi influenzata soltanto dalla velocità dell’attuazione meccanica dell’otturatore, un meccanismo tra l’altro più semplice e meno affetto all’usura rispetto alla controparte. Grazie alle loro proprietà, i microswitch ottici riescono quindi ad essere fino all’80% più veloci ed decisamente più accurati di quelli meccanici.